Teatro

Gianluca Ferrato ci racconta Luigi Tenco e Mia Martini

Gianluca Ferrato ci racconta Luigi Tenco e Mia Martini

Il Teatro Litta di Milano, nel suo storico spazio di corso Magenta 24, ospita per le feste e dopo le feste un paio di spettacoli da nicchia, due testi scritti e cuciti addosso a un personaggio capace di recitare, cantare e danzare. Gianluca Ferrato è attore ed esperto di musical, difatti ha appena finito di recitare per la Compagnia della Rancia assieme a Michelle Hunziker in Cabaret Cosa lo lega al teatro di prosa da monologhista? Non dimentichiamo che ha studiato alla Scuola del Piccolo Teatro e che ha debuttato nel 1983/84 in Arlecchino servitore di due padroni con la regia di Giorgio Strehler. Da qui la voglia di seguire un suo percorso d'artista assieme a personaggi validi, come Piergiorgio Paterlini, autore di svariati successi editoriali, il quale ha scritto Quante vite avrei voluto. Una storia per Luigi Tenco, in scena dal 19 al 31 dicembre e Dove il cielo va a finire. Una storia per Mia Martini, dall'8 al 20 gennaio 2008. A raccontarci bene di che si tratta ci pensa Gianluca Ferrato in persona. Come è successo che Piergiorgio Paterlini abbia scritto due testi per teatro con te protagonista? E' successo che ci siamo conosciuti, in modo strano a dire la verità. Io ero un suo grande ammiratore per i libri che ho letto, come Matrimoni e Non essere Dio, scritto a quattro mani col filosofo Gianni Vattimo. Mia sorella Barbara mi ha detto: 'Perché non chiami Paterlini e gli chiedi di scriverti qualcosa?'. Avevo delle idee e lui subito ha preso a mandarmi delle proposte scritte via mail. Quando abbiamo cominciato a lavorarci su, c'erano due storie ben distinte, una dedicata alla grandissima Mia e una al geniale Luigi Tenco. Entrambi storie finite male... Ma piene di passioni. Nel primo testo faccio la ricostruzione di quanto avvenne quella notte. Si sapeva che doveva vincere Claudio Villa, che i giochi erano fatti ma non faccio né la cronaca né impersono Luigi Tenco. Racconto una storia che avremmo voluto dire a lui, a Tenco, per scuoterlo un po'. Sono due storie di fantasia ma colme di informazioni precise, raccolte senza nessuna alterazione. Ci sono anche spunti tratti dai testi di Aldo Fegatelli Colonna, autore di tre biografie su Luigi Tenco. Come è andata per voi, a Sanremo, al Premio Tenco? Il nostro spettacolo è stato invitato e premiato come miglior performance dedicata al grande cantante. Un bel successo, visto che io certo non imito Tenco né lo spettacolo racconta la sua vita o lo interpreta. Come dicevo, è una storia dedicata a lui. Come dice Paterlini, è stata creata l'invenzione di un teatro musicale di narrazione. Insomma, io racconto una storia e in mezzo ci canto dei pezzi, praticamente riadattati, a volti esplosi, con l'aiuto di Marco Savatteri al pianoforte. Succederà lo stesso con la storia per Mia Martini? Certo, anche quello spettacolo è un omaggio a Mimì, una storia diversa dalla sua sua ma che avremmo voluto raccontarle, che pensiamo le sarebbe appartenuta nel profondo, che speriamo le sarebbe piaciuta. L'incrocio con la realtà è breve, in entrambi i casi si ha che fare coi temi della lotta dell'uomo contro il destino, del rifiuto alla resa, per quanto si capisca come il destino vince sempre. Ma come mai ci sono canzoni originali, allora? Credo vada visto lo spettacolo. La storia trova sostegno nelle canzoni e le canzoni acquistano altri significati che il testo proietta su di loro, in un gioco quasi di autoscontro, simile a quello delle diapositive proiettate durante lo spettacolo e che suggeriscono rimandi al testo e alle canzoni. Cosa pensi adesso di questi due personaggi? Luigi Tenco, credo, era un uomo ferocemente dilaniato dalla dicotomia di cantare brani difficili e poetici e il desiderio di diventare famoso come Gianni Morandi. Una cosa impossibile. Però non riesco a credere che la delusione di arrivare ultimo a Sanremo, con soli 4 voti, possa averlo portato al suicidio. Così racconto fatti veri, come il fatto che quel pomeriggio fosse andato al Casinò e avesse vinto 6 milioni di lire, mai più ritrovati. Una cifra pazzesca per il 1967, ci si comprava una villa! E il marito di Dalida, gelosissimo, era arrivato quel pomeriggio a Sanremo. E il proiettile nel corpo era di un calibro diverso dalla pistola di Tenco... Cose strane come con Mia Martini, il cui referto medico non apparve mai da nessuna parte. Essere cantanti è pericoloso? No, essere artisti molto fragili può essere pericoloso. Alcuni sono vittime della loro fragilità e in certi casi c'è chi si approfitta dell'arte e della fragilità degli artisti migliori, credo. Ma qui si raccontano solo storie. Ah, la notte di Capodanno, lunedì 31 dicembre, si festeggia! Lo spettacolo è alle 21 e 30, poi brindisi e dolci in compagnia di musica dal vivo!